Come salvare (davvero) il Vetro di Murano

24 Ottobre 2020

La creazione di un qualunque tavolo presuppone ci sia la possibilità di mangiare qualcosa, e, nei tempi migliori, di farsi un’ “abbuffata”. E per evitare che alla rimpatriata conviviale vengano coinvolti sempre e soltanto i soliti amici e non coloro che dovrebbero essere invece gli invitati principali del banchetto, mi permetto di intervenire preventivamente nel dibattito che sono felice si stia innescando per tentare di salvare il salvabile di quella che è l’unica attività industriale prettamente veneziana rimasta: il vetro artistico di Murano, oggi drammaticamente in crisi.

Non preoccupatevi: non ho nessun pomo della discordia da promettere “alla più bella” delle teorie. Ho solo una buonissima mela della concordia da mettere a disposizione dei tanti frutti della mente altrui, solo perché non venga riproposta la solita macedonia, fatta di pezzetti di ovvietà, convegni, simposi, eventi…
Perché, se continuiamo così, sarà un evento che le vetrerie muranesi accendano ancora quotidianamente i loro fuochi, o che qualcuno possa soffiare il vetro dentro la canna di una fornace.

Intervengo avendone titolo, essendo cioè un artista del vetro (di Murano), erede di una tradizione familiare (di Murano) secolare, esponente nel mondo di una tecnica artistica millenaria (di Murano) che qui (a Murano) ha trovato massima espressione: il graffito su oro applicato al vetro (di Murano). Intervengo anche in qualità di ricercatore storico, con particolare conoscenza della storia e del patrimonio artistico (di Murano), esistente e perduto. Intervengo come cittadino residente e lavorante (a Murano) e, infine, intervengo perché l’alfabeto dei miei piani comprende solo la lettera A. Questo è il mio unico piano, questa è la mia unica vita. 

Qui, a Murano. 

Chi vuole (davvero) salvare il vetro di Murano non può prescindere dalle seguenti azioni:

1)      Distinguere il Vetro di Murano elaborato artisticamente e prodotto nell’isola di Murano dal vetro che viene prodotto, elaborato nel “resto del mondo”, ossia oltre il ponte della Libertà, e ugualmente spacciato per “vetro di Murano”.
Il Vetro di Murano non è solo materia. A New York non si mangia la vera pizza napoletana, neanche se si portano a Manhattan i tomato del Vesuvio. Vivere, produrre, spostarsi e spostare le merci nell’isola comporta costi e disagi enormemente superiori rispetto al resto del mondo. I nostri antenati hanno scelto QUESTA isola per proteggere e valorizzare QUESTO patrimonio industriale e artistico, ottenuto quasi mescolando nei secoli il vetro al nostro pane, alla nostra acqua, al nostro respiro, al nostro DNA.
Il marchio “Vetro Artistico di Murano Autentico” deve quindi connotare solo ed esclusivamente i prodotti realizzati nell’isola. Pensiamo semmai a una distinzione tra produzione muranese e quella “veneziana/veneta” più in generale, simile alla distinzione che si fa tra Prosecco Superiore di Valdobbiadene Docg e Prosecco Doc.  

2)      Offrire incentivi e sgravi fiscali (utilizziamo lo strumento della ZLS) solo e soltanto a quei commercianti, artigiani e artisti che valorizzano il “Vetro Artistico di Murano Autentico”, disincentivando così il proliferare di negozi di souvenir con cineserie.
Ciò significa aiutare i pochi artigiani e artisti rimasti nella diffusione massima delle loro opere, nonché offrire una garanzia ai turisti di trovare nell’isola solo ed esclusivamente prodotti autentici certificati: questo può incentivare un turismo di maggiore qualità riducendo i numeri di coloro che affollano l’isola senza però portare alcun beneficio economico alle attività commerciali.

3)      Offrire spazi pubblici e gratuiti a quegli artisti e artigiani che continuano a mantenere viva la tradizione del Vetro di Murano, sia per la loro attività produttiva sia per l’esposizione delle opere.
Un intervento che potrebbe motivare anche i più giovani artigiani e artisti a investire nel loro talento e a restare a vivere nell’isola e in città. Incentiviamo con investimenti concreti a fondo perduto (o meglio: a fondo trovato) i giovani che intendono LAVORARE il vetro, non solo pensarlo, “brandizzarlo”, disegnarlo, psicologizzarlo, masturbarlo, serializzarlo, per farlo poi fare ad altri, a quelli che si sporcano le mani, magari troppo bruciate e sudate. Magari, tra un po’, inesistenti.
Serve chi sappia plasmare coscientemente la materia, non solo progettarla. Il grande Sergio Pininfarina, se non fossero esistiti i Rudolf Diesel, i Gottlieb Daimler, i Nicolò Barsanti, probabilmente avrebbe progettato bellissime carrozze a cavalli.  Servono anche i Battisti, non solo i Mogol. Aiutiamoli concretamente a trovare il loro ruolo, la loro dimensione. Qui. A Murano.

4)      Offrire spazi e visibilità anche fuori dall’isola di Murano, a Venezia, al Vetro Artistico di Murano autentico. Smettere di offrire la città di Venezia come vetrina a qualunque artista internazionale in cerca di una sua visibilità: impariamo a valorizzare innanzitutto il nostro patrimonio artistico, gli artisti e gli artigiani locali anche nei contenitori culturali più autorevoli come ad esempio la Biennale. Offriamo da padroni di casa consapevoli Murano e Venezia al mondo, non offriamo come servi sciocchi il mondo a Murano e Venezia.

5)      Apprezzo tantissimo il lavoro svolto fino a oggi da chi ha fatto di necessità virtù. Perché è gente che lavora. Perché chi lavora è pragmatico: se una cosa non c’è, me la faccio io, comunque, a spese mie. Perché non ho tempo da perdere, perché devo lavorare. Mi dai solo questi ingredienti? Faccio del mio meglio. Ho per questo affiancato convintamente in questi anni le associazioni e le persone che hanno gettato cuori, risorse  e denaro (proprio) oltre l’ostacolo. Ma perché un marchio di tutela possa svolgere appieno la sua funzione è necessario che sia un riconoscimento istituzionale e gratuito. Intendiamoci: non pagato, non regalato, ma meritato e meritorio. Diamo allora mezzi concreti, istituzionali, economici alle persone che hanno tirato la carretta fino ad adesso. Usiamo la loro esperienza per fare meglio. Aiutiamoli. Se si aggiungono persone, che si formi una commissione di esperti qualificati, indipendenti e liberi da conflitti di interessi. Il marchio di tutela è un diritto per Murano, per chi lavora qui il vetro, e deve essere un dovere per la città concedere istituzionalmente tale riconoscimento solo a chi ne ha diritto, non dev’essere un costo da aggiungere ai mille altri. Io non devo pagare nulla per stabilire chi sono e cosa faccio, o per non farmi dire chi non sono e cosa non faccio.

6)      Quando si discute del futuro del vetro di Murano bisogna coinvolgere al tavolo chi il vetro di Murano lo conosce, lo produce, lo vende, lo trasforma in arte. Chiedo troppo, lo so. Pensate che auspicherei che il Primario di un reparto d’Ospedale fosse perlomeno un medico, o quantomeno un suo parente…

Sono consapevole dell’impopolarità delle mie opinioni, che ho già avuto modo di esprimere numerose volte ai rappresentanti di categoria e ai politici che si sono rivolti a me per ricevere la mia opinione in merito.
Sono consapevole che un intervento di questo tipo metterebbe in difficoltà coloro che fino a ieri si sono arricchiti del turismo di massa e delle cineserie.
Ma sono consapevole, e lo sono ancor di più di fronte a questa crisi, che possiamo salvare il Vetro di Murano solo se salviamo il Vetro.

Di Murano. 
Che sembra un’ovvietà ma evidentemente non lo è.

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