Venezia #FASEZERO Capitolo I

19 Maggio 2020

VENEZIA #FASEZERO
Capitolo I

Premessa e conditio sine qua non nel cominciare questo mio pensare a puntate: la vita è troppo breve per bere vino cattivo o per ribadire con “…fermezza e coraggio” argomentazioni insulse, vuote, istituzionali, utili magari solamente a ingraziarsi il potente di turno, che è solo di passaggio e che, quindi, non mi interessa.
Quando, nel mio argomentare, mi riferirò a qualche carica pubblica, perciò, non lo farò dando al ruolo un nome proprio, un volto o una (molto labile) connotazione politica.

“My Country, Right or Wrong”. Giusto o sbagliato che sia, è il mio paese, la mia Città che conta, e non le persone che la attraversano, me compreso.
Non se ne abbia a male, quindi, il funzionario in carica di turno, men che meno i portaborse di turno del funzionario in carica di turno. Non ragiono di lor, ma guardo e passo. Venezia ha avuto più Dogi che Sindaci o Presidenti di Regione o del Consiglio. 
Io, quindi, parlerò di e alle cariche, non di e alle persone. 

Parlerò perché ho più titolo di molti altri a farlo.
Sono veneziano. E questo potrebbe già bastare.

Di più, sono muranese.
Vivo e lavoro da sempre nel mondo del vetro, anch’io pezzo di quella filiera turistica drammaticamente colpita dall’emergenza. 

Di più, sono un artista, quindi parte attiva e produttiva e propositiva di quel sistema, non semplicemente indotto, derivante, conseguenza.

Io sono causa. E quindi continuerò ad esserlo.
Anche con le mie idee. Anche se dolorose da pronunciare e da ascoltare.

Tutto parte da un dato di fatto: il sistema è saltato. Non esistono più i punti cardinali di un tempo: si sono spretati anch’essi. Quindi inutile se non dannoso tentare di ripristinarli a tutti i costi “com’erano e dov’erano” in tempi brevi. Come ho già detto in un precedente post: sarebbe come lottare per mantenere aperte le macellerie in un mondo in cui tutti sono improvvisamente diventati vegetariani, chissà per quanto tempo ancora. 

Come immagino la Venezia del prossimo futuro, quindi? Potrei rispondere “Ottima e abbondante, Signore. Come sempre. Grazie. Cordialità”.

Ma non è nemmeno conveniente, se la situazione rimane questa, ossia che la città assieme a chi la abita continui a essere una sorta di ascensore che portava fino a ieri i clienti al paradiso e che adesso si ritrova vuoto, inchiodato al pianterreno. Devo quindi rispondere sinceramente, per il mio interesse futuro, per quello dei miei figli, dicendo cose quasi in contrapposizione al mio interesse presente, che mi porterebbe a dare risposte politically correct, per arraffare le poche briciole del presente, lasciate a chi gira la testa dall’altra parte. 

Io sono un artista del vetro, ho venduto le mie opere ai turisti che fino a ieri venivano qui a frotte, a ondate di migliaia di individui, sapientemente gestite dalle varie istituzioni comunali, provinciali, regionali, statali, internazionali. Milioni e milioni di potenziali clienti… che non ci sono più, chissà per quanto tempo ancora. Dirigo il coro più grande d’Italia, forse d’Europa. Più di 300 cantanti che si sono esibiti davanti a migliaia di spettatori nelle piazze, nelle chiese, nei teatri… che adesso sono vuoti, chissà per quanto tempo ancora. Distanziamento sociale. Distanziamento vitale. Maschere. Guanti. Sospetti.

Allora? Se qualcuno mi pone una qualsiasi domanda almeno lui conosce la risposta giusta, magari scritta capovolta nell’ultima pagina di questo lockdown?
No. Nessuno sa niente di preciso e chi dice di sapere, mente. Sapendo o, addirittura, non pensando di mentire. 

Il Virus incoronato ha infettato anche le fondamenta del nostro sistema. Rinuncio all’aperitivo dopo il dibattito fine a se stesso, quindi, e rinuncio financo allo sprizzino dopo l’incontro, anche perché non posso sputare il nocciolo dell’olivetta indossando la maschera.
Come immagino la Venezia che vorrei? Risposta sincera: deve essere semplicemente Venezia, ma non la Venezia prossima, la Venezia che era fino a due mesi fa, ma deve tornare a essere la Venezia remota, la Venezia che fu fino a due secoli fa. Il cosa intendo, il come cercherò di dirlo. Un pezzo alla volta.

Per capire, tutte le volte che posso. Per definire, qualche volta. Per costruire. Insieme. Come sempre ho fatto. 

Perché è anche a questo che serve l’Arte. È anche a questo che servono gli Artisti.
L’Artista vede oltre, vede lontano, vede con occhi diversi. 
Non solo business, non solo opportunismo, non solo egocentrismo.
Ma bellezza. Una bellezza capace di generare bellezza.

MTB

Continua…